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Oggi io e la dottoressa Raffaella Bestonso abbiamo deciso di parlare di un argomento che a quanto pare interessa davvero a tanti…il mio cane abbaia quando è da solo in casa: cosa fare?
In realtà questa tematica, in qualche modo, riguarda anche me da vicino visto che il mio bassotto D’Artagnan qui a Torino sta tranquillamente a casa da solo fin da piccolino, mentre se lo porto per esempio al mare, non vuole saperne e dopo poco incomincia ad abbaiare e a girare per la casa molto annoiato.
Non è un problema semplice e nemmeno troppo simpatico perché non solo crea disagio in casa e parecchie complicazioni non sempre risolvibili ma al contempo, reca disturbo anche ai vicini qualora siano presenti.
Importante in primis per la serenità del nostro pet e poi per la serenità nostra e dei vari inquilini di casa trovare una buona soluzione che risolva meglio possibile questa situazione scomoda.
Vediamo quindi tutti i consigli utili e sempre puntuali che il nostro veterinario esperto in comportamento animale Raffaella Bestonso ha deciso di darci sull’argomento: il mio cane abbaia quando è a casa da solo, cosa fare?
A volte i cani non riescono a stare soli e, quando il padrone esce di casa, essi esprimono il loro disagio con diverse manifestazioni comportamentali: abbaiano, uggiolano, distruggono mobili, grattano le porte, urinano in giro per casa, lasciano laghetti di saliva vicino alle porte.
Molti proprietari interpretano questi comportamenti come “dispetti”: in realtà essi sono l’espressione di un problema molto più profondo che coinvolge la sfera emotiva dell’animale.
Il cane è un animale sociale e per lui la solitudine non è una situazione naturale.
Questo non vuol dire che, adottando un cane, non potremo più andare a cena, al cinema, in ufficio: potremo farlo abituando il cane ad accettare una condizione di solitudine.
E’ importante però non sottovalutare eventuali danni provocati dal proprio animale quando rimane solo ed è fondamentale non interpretarli come conseguenza esclusiva di un comportamento scorretto.
Ricordatevi sempre che le punizioni, in questi casi, peggiorano la condizione.
Le espressioni di disagio legate alla separazione compromettono il benessere psico fisico dell’animale e, di conseguenza, portano il proprietario a condizioni di difficoltà sia nella gestione delle proprie assenze sia, spesso, nelle relazioni con i vicini di casa.
Cosa può succedere quando un cane rimane solo?
A volte, lo stress negativo provato da un individuo quando è separato da un membro del suo gruppo provoca uno stato ansioso e l’insieme di comportamenti conseguenti può essere raccolto sotto l’espressione “ansia da separazione”, espressione presa in prestito dalla terminologia umana.
I fattori che influiscono su questi comportamenti anomali sono diversi: stress, paura, noia, frustrazione, panico.
Una tale sindrome non è di esclusivo appannaggio del cane, ma si riscontra in numerose altre specie: gatti, maiali, volatili, pecore, cavalli ecc.
Quali sono le cause?
Per molti anni si è creduto che alla base della condizione di stress espresso dal cane ci fosse esclusivamente la sua separazione dalla figura di attaccamento, spesso rappresentata dal proprietario o da un familiare con cui il cane aveva instaurato un forte legame affettivo.
Si è poi osservato che anche esperienze negative durante le fasi di sviluppo comportamentale potevano influire sulle risposte allo stress dell’animale adulto. Così la permanenza in canile o la separazione precoce dalla mamma possono agire sulla capacità di affrontare il distacco durante la routine giornaliera.
Quando compare tale sindrome?
Sono tanti i momenti in cui può comparire l’ansia da separazione: in alcuni casi si può già osservare nei cuccioli oppure in seguito a cambiamenti del nucleo familiare (arrivo di un neonato, trasloco) o in cani anziani in seguito ad un decadimento cognitivo.
A volte le manifestazioni compaiono dopo che il proprietario è rimasto per molti giorni insieme al proprio animale senza mai allontanarsi.
Essa si manifesta in modo incostante e spesso la presenza di un altro cane non risolve il problema.
Cosa si può fare?
Prima di tutto ci vuole una buona dose di pazienza: non è una patologia che si risolve velocemente.
Una buona relazione tra proprietario e animale è alla base della gestione di questi casi: una comunicazione corretta e il saper interpretare il linguaggio posturale del proprio cane aiutano il proprietario a comprendere lo stato d’animo dell’animale.
A tal fine sarà utile attuare delle modificazioni comportamentali con l’obiettivo di ridurre lo stato ansioso del cane rendendo tutto più chiaro e prevedibile.
L’uso di videoregistrazioni permetterà di osservare il cane e i suoi comportamenti.
A volte risulta necessario ricorrere ad un ausilio farmacologico per poter controllare le manifestazioni più difficili da gestire.
Cosa si può fare per prevenire queste patologie?
La prevenzione in questi casi è importante.
Un cucciolo appena adottato dovrà essere abituato, con gradualità, a rimanere solo.
Il metodo migliore è quello di non rispondere a tutte le richieste di attenzione, di interagire solo quando è tranquillo e di non dare attenzione se mugola o abbaia.
Dopo i primi giorni durante i quali si è consolidata la relazione tra proprietario e cucciolo, si inizierà ad abituare il cucciolo a rimanere solo in modo graduale, senza sgridarlo se durante l’ assenza del proprietario il cucciolo ha sporcato o distrutto qualche oggetto.
Sarà anche utile impedire al cucciolo di seguire i proprietari ovunque, abituandolo al fatto che una porta chiusa rappresenta una condizione normale e accettabile.
Ricordate sempre che, ottenuti buoni risultati, un cucciolo non potrà rimanere solo per molte ore.
Spero che questo articolo possa esservi stato di aiuto: vi ricordo che per qualsiasi cosa sono a disposizione rispondendo alle domande che potete fare o a Cristina scrivendole qui dal blog, seguendo questo link diretto o sulla Direct di Instagram dove rispondiamo quasi in tempo reale.
Diversamente potete contattarmi seguendo questo ultimo link diretto Dottoressa Raffaella Bestonso.
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