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Il cardo (Cynara cardunculus altilis) o carciofo selvatico è un ortaggio invernale che appartenente alla famiglia dei carciofi: il suo sapore infatti è simile, leggermente amarognolo e con sfumature che ricordano il sedano.
Il cardo va consumato cotto: solo la varietà “Cardo gobbo” di Nizza Monferrato è adatto ad essere consumato crudo.
Il suo essere particolarmente duro e di sapore amaro richiede che sia sottoposto a imbiancamento: le piante, infatti o vengono coltivate in assenza di luce o, per alcune varietà, vengono addirittura interrate, piegando la pianta di lato, verso il basso e ricoprendola di terra, rimanendo così fino al momento in cui vengono raccolti (quest’ultimo procedimento viene impiegato per la varietà “Gobbo di Monferrato”).
Per il cardo il gelo è fondamentale: dopo una gelata infatti la sua consistenza diventa migliore e più tenera.
Esistono diverse varietà di cardi: tra le tante ricordiamo…
CARDO GOBBO DEL MONFERRATO: si chiama così per la forma che assume simile ad un grosso uncino.
CARDO SERVATICO: cesce allo stato spontaneo e viene utilizzato in cucina come il cardo coltivato.
Quello più conosciuto è senza dubbio il Cardo mariano tipico delle zone meridionali.
CARDO DI BOLOGNA: privo di spine, con costole piene, di media grossezza.
CARDO DI CHIERI: molto diffuso in Piemonte, di buona qualità, poco spinoso e facilmente conservabile.
Si trova facilmente esclusivamente nel periodo invernale: le primizie per i più fortunati si trovano a già a fine Agosto in base alle temperature dell’annata.
Il cardo contiene circa il 94% di acqua, l’ 1,7 % di zuccheri, l’ 1,5 % di fibre alimentari, lo 0,6 % di proteine e lo 0,1 % di grassi.
I suoi minerali: potassio, ferro, rame, sodio, magnesio, zinco, manganese, calcio e fosforo.
Le sue vitamine: vitamine B1, B2, B5, B6 e vitamina C.
100 gr di cardi= 17 Kcal
PROTEGGE IL FEGATO: il cardo è noto principalmente per avere proprietà protettive nei confronti del fegato.
Ha infatti ottime proprietà depurative e protettive tanto che la sostanza estrapolata dalla pianta, la silimarina, viene impiegata in casi di intossicazioni causate da alcool, epatite, droghe.
La silimarina è anche impiegata nei casi di intossicazione da funghi velenosi, nel caso specifico dell’Amanita Phalloides, fungo estremamente pericoloso. Il cardo mariano è stato approvato negli Stati Uniti nel 1986 come trattamento delle malattie del fegato e viene ampiamente utilizzato per il trattamento dell’epatite alcolica, per la cirrosi e per l’epatite virale.
ANTINFIAMMATORIO: il cardo apporta benefici ai reni, combatte le infiammazioni intestinali e viene utilizzato anche nel trattamento della psoriasi.
ANTIOSSIDANTE: questo ortaggio ha anche proprietà antiossidanti e la sua assunzione permettere di controllare l’attività dei radicali liberi limitando così i danni al nostro organismo. Se assunto sotto forma di tisana contrasta l’insorgere del mal di testa da sindrome premestruale.
HA PROPRIETA’ GALATTOGENE: il cardo viene spesso prescritto alle neo mamme in quanto stimola la produzione di latte materno.
COMBATTE I CALCOLI DELLA CISTIFELLEA: assunto sotto forma di tintura madre viene in aiuto in caso di calcoli alla cistifellea.
OTTIMO IN CHEMIOTERAPIA: i suoi estratti vengono somministrati ai pazienti che si sottopongono a chemioterapia per limitare i danni epatici.
Quando si acquistano i cardi bisogna verificare che i gambi siano bianchi e compatti senza tracce di colore verde, che starebbero a significare che il cardo è duro e amaro, mentre quelli che tendono ad aprirsi e hanno sfumature rosa, non sono più molto freschi: vanno scelte quindi piante dal colore chiaro, chiuse e pesanti, prive di macchie, con costole croccanti e larghe.
Per conservare il cardo perfettamente bisognerebbe tenerlo appeso.
Se lo si vuole tenere in frigorifero è consigliabile conservarlo in un sacchetto di plastica su cui occorre praticare dei fori, dopo aver avvolto la base della pianta con carta di alluminio: in questo modo può essere conservato nello scomparto della verdura, per oltre una settimana.
Il cardo si può anche surgelare ma deve prima essere mondato e sbollentato.
Una volta lavati i cardi dovrebbero essere subito cotti: se cosi non dovesse essere occorre metterli in acqua e limone per non farli annerire.
Per evitare poi che il cardo risulti troppo amaro, durante la lessatura è consigliabile cuocerlo in acqua con il succo di mezzo limone e/o con un cucchiaio di farina bianca o in alternativa in acqua e latte (un litro di acqua e un bicchiere colmo di latte).
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